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martedì , 3 Dicembre 2024
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125. Recensione a: Eugenio Mazzarella, Europa, Cristianesimo, Geopolitica. Il ruolo geopolitico dello “spazio” cristiano, Mimesis, Milano-Udine 2022, pp. 102. (Alberto Giovanni Biuso)

Il filosofo, l’europeo, il cristiano Eugenio Mazzarella presenta in questo denso e agile volume un vero e proprio manifesto per l’ecumene contemporanea. Ecumene cristiana ed ecumene umana, che per l’autore sono intrecciate e inseparabili.
L’analisi parte dal franco riconoscimento del mysterium iniquitatis nel quale siamo immersi, dello «scempio del male» che «non cessa di farsi avanti» (p. 59) e che assume forme molteplici quali l’insicurezza; la paura – «il sentimento sociale oggi più diffuso, dilagante su tutti gli aspetti delle nostre vite» (p. 14); il non sapere più abitare la terra, il non saper stare al mondo; l’«infragilirsi dell’identità europea sotto la pressione dei processi geopolitici globali in cui è coinvolta» (p. 16), il più pervasivo e distruttivo dei quali è una globalizzazione mediante e dentro cui l’istanza liberista che trionfa sui diritti, sulla giustizia, sulle vite, si è fatta «egemonica nella finanziarizzazione dell’economia a partire dagli anni ’80 in un’ottica di pura massimizzazione del profitto come lex mercatoria, primato indiscusso ed introiettato nello spazio pubblico e dei decisori economici e politici dell’homo oeconomicus del “libero mercato”» (p. 91). E soprattutto, per Mazzarella, assume la forma della questione demografica, la rinuncia dell’Europa alla prosecuzione delle proprie stirpi, senza le quali diventa sempre più difficile accogliere individui e popoli che nell’Europa vorrebbero entrare. Sostenere la propria «tenuta demografica» è qui indicato come un «dovere inderogabile» poiché se l’identità biologica non può costituire l’unica forma identitaria di un territorio e di una civiltà, «non può non essere anche questo» (pp. 42, 43).
Le radici profondamente corporee della filosofia di Mazzarella diventano qui uno dei fondamenti di una proposta politica, antropologica e soprattutto culturale assai chiara, inattuale e anche per questo coraggiosa, che la si condivida o meno. Chiarezza anche nell’affermare che l’identità dell’Europa è un patrimonio che va difeso «e che dobbiamo sapere rivendicare» (p. 16) non soltanto e non tanto per l’Europa ma per la sopravvivenza dell’intero ecumene umano. Per questo è necessario che l’Europa ci sia, che abbia un futuro e che guardi al passato in tutta la multiforme complessità della storia universale.
Solo chi è consapevole della propria identità può infatti accogliere davvero la differenza. E questo implica e insieme ha come conseguenza il diritto e soprattutto il dovere di chiedere a chi in Europa arriva o intende arrivare «l’accettazione […] quanto meno nell’arena dei comportamenti pubblici, dei valori liberal-democratici; e più fondativamente dei valori della dignità dell’individuo e della persona» (p. 45). Chi rivendica lo ius soli non può imporre un proprio ius sanguinis in aperto contrasto con i comportamenti e i principi di chi lo accoglie.
Il fondamento di queste analisi e proposte politiche è in Mazzarella radicato nella fede cattolica, qui testimoniata non solo dai riferimenti alle Scritture ma anche dalla piena condivisione delle tesi dell’attuale Pontefice. E però si tratta di una proposta che può essere accolta anche da chi non condivide tale appartenenza, per la chiarezza con la quale l’autore privilegia l’antropologia cristiana rispetto a ogni teologia cristiana. Un’antropologia fatta della centralità della persona umana rispetto a qualunque elemento etnico, economico, politico e che solo per questo può accogliere la differenza del diverso senza respingerlo e senza farsene travolgere.
Tutto viene a sintesi nella pagina conclusiva dell’opera: «Perché solo un’ecumene cristiana come spazio-geopolitico – dalla Russia alle Americhe, da un’Europa rievangelizzata nel senso almeno dei valori dell’uomo dell’antropologia cristiana, alle pertinenze cristiane insediate nel mondo dal tempo dell’espansione europea – potrà porsi al servizio dell’ecumene umana in una cooperazione fruttuosa per l’uomo con le altre grandi civilizzazioni emerse nella sua storia, con gli altri grandi spazi spirituali che si sono fatti nazioni, istituzioni, spazi geopolitici: dall’Islam, al Confucianesimo, all’Induismo. Indicare al mondo multipolare delle grandi civilizzazioni rientrate, con la globalizzazione, a pieno titolo nella Grande storia la via dell’ecumene umana stretta a riconoscersi come tale mai come prima nella storia» (pp. 101-102). La lucidità e l’afflato di questa pagina dicono molto della tonalità insieme malinconica, realistica e utopica che pervade un libro fondamentale nel cammino politico e teoretico di Eugenio Mazzarella.

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