lunedì , 30 Dicembre 2024
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[:it]Discipline Filosofiche, XXXII, 2, 2022: Le forme dello pseudos, a cura di Venanzio Raspa[:en]Discipline Filosofiche, XXXII, 2, 2022: The Forms of Pseudos, ed. by Venanzio Raspa[:]

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In Verità e politica Hannah Arendt osserva che pseudos significa, secondo il contesto, “finzione”, “errore” o “menzogna”. Questi tre termini non sono sinonimi – dare una risposta errata in sede di esame non significa mentire, così come non mente chi racconta una barzelletta –, eppure presentano delle affinità. Sono forme dello pseudos. E forme dello pseudos sono, insieme alla falsità, alla finzione e alla menzogna, anche l’illusione, l’allucinazione, la parvenza, il sogno. Di recente si è parlato molto di post-truth e fake news, due concetti che sembrano arricchire la casistica dei modi in cui declinare analiticamente pseudos.
Perché prendere in esame le forme dello pseudos? Non soltanto perché fanno parte del nostro mondo, ma perché, nel momento in cui le esaminiamo, siamo costretti a rivedere o a raffinare le nostre concezioni sul mondo. Già lo stesso termine “falso” non ha un significato univoco. Un falso amico è differentemente falso da un falso Modigliani o da un falso diamante, e ancora di più lo è da una proposizione falsa, che continua a essere una proposizione, a differenza del falso diamante, che non è un diamante. Lo stesso dicasi per “finzionale”. Sono tutte le finzioni mera parvenza? Anche la parvenza è qualcosa, ma sono tutte le finzioni ontologicamente uguali? Zeno Cosini è un uomo, oppure finge di esserlo? L’Afghanistan descritto nel Cacciatore di aquiloni è l’Afghanistan reale oppure solo una sua parvenza? Se di Zeno Cosini si può dire che non è un uomo reale, la stessa cosa non si può dire dell’Afghanistan raccontato da Khaled Hosseini, perché il lettore occidentale del Cacciatore di aquiloni apprende molte cose sull’Afghanistan, e le apprende attraverso un racconto di finzione. E un tradimento – ci hanno insegnato Arthur Schnitzler e Stanley Kubrik – può essere commesso anche in sogno.
Inoltre, un falso amico si comporta come se fosse un vero amico, un diamante falso viene venduto come se fosse autentico, una banconota falsa usata come se fosse autentica. Nel commercio umano, nella prassi quotidiana, gli oggetti “falsi” possono essere usati dai soggetti come se fossero autentici, ma, da un punto di vista ontologico, sono qualcos’altro: il falso Modigliani non è stato dipinto da Modigliani, la banconota falsa non è stata stampata dalla zecca di stato, il diamante falso non è stato estratto da nessuna miniera di diamanti. Gli oggetti falsi sono qualcosa, fanno parte del nostro mondo, ma non sono quel che sembrano essere.
Che noi oggi siamo circondati da produzioni mediatiche, cinematografiche, televisive, è sotto gli occhi di tutti. Intere legioni di esperti lavorano alla fabbricazione di finzioni. Esercitare il potere esige di esercitare il controllo sull’immaginario collettivo mediante finzioni. Tuttavia, uno sguardo alla storia ci porta a riconoscere che la produzione di falsi non è un tratto caratteristico del nostro tempo; ogni epoca ne ha prodotti e ha elaborato riflessioni al riguardo. Nella tradizione filosofica, dai Greci in poi, la riflessione sullo pseudos si è sviluppata parallelamente a quella sulla verità e sul dire il vero.
Il presente volume di «Discipline filosofiche» si propone di fare una topica delle forme dello pseudos, al fine di far emergere, attraverso contributi di carattere sia storico che sistematico, connessioni fra elementi logico-semantici, ontologici, estetici, etici, politici, ma anche letterari, psicologici e pedagogici.

Le aree tematiche suggerite, ma non esclusive, sono le seguenti:
1) l’arte come finzione e inganno, come produttrice di parvenze;
2) l’autoinganno;
3) il ruolo delle storie nell’educazione;
4) l’uso della menzogna in politica;
5) il discorso falso;
6) millanteria, dissimulazione e impostura;
7) gli oggetti “falsi”;
8) finzioni e mass-media.

Istruzioni per gli autori: I manoscritti non devono superare le 9.000 parole, inclusi l’abstract, la bibliografia e le note. Sono ammessi testi in lingua italiana, inglese, francese, tedesca e spagnola. I manoscritti devono essere inviati in formato doc o docx insieme a una versione in pdf come allegato di posta elettronica a Venanzio Raspa (venanzio.raspa@uniurb.it). I contributi verranno inviati a due revisori indipendenti secondo la procedura del referaggio doppiamente cieco. I revisori possono richiedere all’Autore di modificare o migliorare i loro contributi per la pubblicazione. Si prega quindi di allegare sia una versione del contributo anonima intitolata “Manoscritto” sia una “Pagina Copertina” separata in cui siano indicati il nome completo degli Autori, il titolo accademico, l’Università (o l’Istituto) di appartenenza e i recapiti. Il Manoscritto deve contenere un abstract in inglese che non superi le 150 parole e 5 parole-chiave (keywords). Ogni proprietà del file che potrebbe identificare l’Autore deve essere rimossa per assicurare l’anonimato durante la procedura di referaggio. Di ogni testo verrà accusata ricevuta. Nella preparazione potrà essere adottato qualunque stile chiaro e coerente, ma in caso di pubblicazione l’autore dovrà inviare una versione finale che rispetti le norme redazionali della rivista (si vedano le norme redazionali alla pagina https://www.disciplinefilosofiche.it/norme-redazionali/). Inviando un manoscritto, l’autore sottintende che il testo non è stato pubblicato in precedenza in nessun’altra sede e che non è oggetto di considerazione da parte di alcun’altra rivista. In caso di pubblicazione, l’autore è tenuto a rinunciare ai diritti a favore dell’Università degli Studi di Bologna. Potrà richiedere alla Direzione della Rivista il diritto di ripubblicare l’articolo.

Scadenza per l’invio del manoscritto: 30 giugno 2022
Notifica della decisione: 31 agosto 2022
Scadenza per l’invio della versione finale: 15 ottobre 2022[:en]

In Truth and Politics Hannah Arendt observes that pseudos means, according to the context, “fiction”, “error” or “lie”. These three terms are not synonymous – giving a wrong answer during an exam does not mean lying, just as anyone telling a joke does not lie – and yet they have similarities. They are forms of pseudos. And forms of the pseudos are, along with falsehood, fiction and the lie, also illusion, hallucination, semblance, and dreaming. In recent times, there has been a lot of talk about post-truth and fake news, two concepts that seem to enrich the ways in which to decline pseudos analytically.
Why examine the forms of pseudos? We do so not only because they are part of our world, but because, when we look at them, we are forced to revise or refine our conceptions of the world. Even the word “false” itself does not have a unique meaning. A false friend is false in a way that differs from a fake Modigliani or a fake diamond, and even more so from a false proposition, which continues to be a proposition, unlike the fake diamond, which is not a diamond. The same holds for the word “fictional”. Are all fictions mere semblance? Semblance is also something, but are all fictions ontologically the same? Is Leopold Bloom a man, or does he pretend to be? Is Afghanistan described in The Kite Runner the real Afghanistan or just a semblance of it? If it can be said of Leopold Bloom that he is not a real man, the same cannot be said of the Afghanistan recounted by Khaled Hosseini, for the Western reader of The Kite Runner learns many things about Afghanistan, and learns them through a fiction tale. A betrayal – as Arthur Schnitzler and Stanley Kubrik taught us – can also be committed in a dream.
In addition, a false friend behaves as if he were a true friend, a fake diamond is sold as if it were genuine, and a fake banknote used as if it were authentic. In daily life, “fake” objects can be used by subjects as if they were authentic, but, from an ontological point of view, they are something else: the fake Modigliani was not painted by Modigliani, the fake banknote was not printed by the state mint, the fake diamond was not extracted from any diamond mine. Fake objects are something, they are part of our world, but they are not what they appear to be.
Everyone is aware of the fact that today we are surrounded by the productions of the media, film, and television industries. Entire legions of experts work on the manufacturing of fictions. Exercising power requires exercising control over the collective imagination through fiction. However, a glance at history leads us to recognize that the production of fakes is not a characteristic feature peculiar to modernity: each epoch has produced them and has elaborated reflections on the topic. In the philosophical tradition, from the Greeks onwards, reflections on the pseudos developed in parallel to those on truth and on telling the truth.
This volume of “Discipline filosofiche” aims at taking the forms of pseudos as its primary focus in order to elicit, through both historical and systematic contributions, connections between not only logical-semantic, ontological, aesthetic, ethical, political elements, but also to engage with the theme in terms of its reflexes in literary, psychological and pedagogical works/contexts.

Suitable topics for submission of manuscripts include but are not limited to:
1) art as fiction and deception, as producer of semblances;
2) self-deception;
3) the role of stories in education;
4) the use of lies in politics;
5) false speech;
6) boasting, dissimulation and imposture;
7) “fake” objects;
8) fictions and mass media.

Guidelines for the authors: Submissions should not exceed 9,000 words including abstract, refer-ences and footnotes. Manuscripts may be submitted in Italian, English, French, German, or Spanish. They must be sent as an email attachment in .doc or .docx format, along with a .pdf version, to Venanzio Raspa (venanzio.raspa@uniurb.it). Submitted manuscripts will be sent to two independent reviewers, following a double-blind peer review process. The reviewers may ask authors to make changes or improvements to their contributions in view of publication. Authors are kindly requested to attach both an anonymous version of their contribution entitled “Manuscript” and a separate “Cover Page” stating their name, academic affiliation and contact details. Manuscripts must include an English abstract of less than 150 words and 5 keywords. Any property of the file that might identify the author must be removed to ensure anonymity during the review process. A notification of receipt will be issued for each submission. In drafting their text, authors can adopt any clear and coherent style, but should the text be accepted for publication, they will be required to send a final version in keeping with the style guidelines of the journal (please refer to the style guidelines at https://www.disciplinefilosofiche.it/en/norme-redazionali/). Submission of a manuscript is understood to imply that the paper has not been published before and that it is not being considered for publication by any other journal. Should the manu-script be accepted for publication, the author will be required to transfer copyrights to the University of Bologna. Requests to republish the article may be made to the Editorial Board of the Journal.

Deadline for the submission of manuscripts: June 30, 2022
Notification of acceptance, conditional acceptance, or rejection: August 31, 2022
Deadline for the submission of the final draft: October 15, 2022

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