Il volume Filosofia e istituti tecnici curato da Annalisa Caputo presenta due aspetti fondamentali per affrontare la questione della possibilità di introdurre la filosofia negli istituti tecnici e professionali. Anzitutto, l’autrice analizza alcuni documenti ministeriali relativi alla normativa scolastica (come gli Orientamenti per l’apprendimento della filosofia nella società della conoscenza, pubblicati dal MIUR nel 2017); dopodiché, nel libro viene esposta la presentazione di tre realtà italiane che ormai da diversi anni sperimentano laboratori di filosofia dialogica negli istituti tecnici e professionali (si tratta delle esperienze di Inventio, Amica sofia e Philosophia ludens).
Già dalle prime pagine degli Orientamenti, si nota la necessità di proporre un rinnovamento della didattica della filosofia nella scuola e la sua possibile diffusione nelle scuole di ogni ordine e grado. Entro certi margini, l’autonomia scolastica consente di attivare percorsi personalizzati nelle singole scuole e in alcuni istituti sparsi in varie regioni d’Italia è stato possibile avviare sperimentazioni per inserire la filosofia là dove non è curricolare.
Le esperienze di Inventio, Amica sofia e Philosophia ludens hanno alcuni elementi in comune. In tutti e tre i casi, l’approccio alla filosofia non ripropone il curricolo storico-filosofico presente nei Licei; si tratta, invece, di avvicinarsi alle domande ed affrontare i problemi che i filosofi hanno da sempre dibattuto, a partire dall’esperienza quotidiana di ogni studente/studentessa. La modalità in cui il percorso si sviluppa è di tipo induttivo e propone laboratori dove si parte da un caso-problema per avviare una riflessione. D’altronde, diversamente dai liceali, gli studenti degli istituti tecnici e professionali sono abituati alla pratica laboratoriale e, per quanto riguarda il laboratorio di filosofia, esso consente di entrare in maniera diretta all’interno del ragionamento filosofico, scaturito concretamente dalle questioni su cui si interrogano gli adolescenti.
Il progetto Inventio pone al centro del proprio programma il dialogo filosofico. Raramente a scuola vengono sollecitate occasioni di dialogo tra studenti e questa carenza non fa che generare disagio, demotivazione, passività, fino ad arrivare alla dispersione scolastica che, negli ultimi anni, ha toccato percentuali elevate, in particolare nell’istruzione tecnica e professionale. Uno spazio di confronto libero e di scambio democratico tra pari e con gli adulti, su problemi attuali sentiti dagli adolescenti (come senso dell’esistenza e della propria identità, crisi climatica, fenomeno migratorio, lavoro e libertà, verità e fake news ecc.), mostra il valore della scuola nella definizione del ruolo degli studenti nel mondo. Attraverso questo approccio, la classe si trasforma in una comunità di ricerca e, sotto la guida di un facilitatore, i membri cooperano per indagare determinati problemi e proporre soluzioni per risolverli insieme. La struttura di un dialogo filosofico prevede uno schema lineare diviso in tre punti, con possibile reiterazione: stimolo di partenza, domanda, ricerca. Lo stimolo di partenza concerne una lettura, un video o un’immagine a proposito di un tema attuale o particolarmente sentito dai discenti. Successivamente, la domanda prende forma: qual è la questione che ritieni più importante per la tua vita? Qual è il rapporto tra essere umano e intelligenza artificiale? Qual è la più grande ingiustizia odierna? Qual è il rapporto tra scienza e tecnica? Dopodiché, si avvia la fase della ricerca, da compiersi in gruppo e individualmente, tramite un confronto e una revisione continua dei risultati parziali di volta in volta ottenuti. Nel libro sono riportati alcuni esempi di pratica didattica in classe e, tra le altre cose, emerge un collegamento diretto tra le questioni sollecitate dagli studenti e le domande classiche della storia della filosofia.
L’esperienza di Amica sofia si impegna nel declinare l’approccio dialogico attraverso il riferimento al Midrash. Nella tradizione ebraica, esso rappresenta il metodo con cui i rabbini interpretano la Parola rivelata. Questa metodologia consente di applicare una totale simmetria tra i dialoganti, in cui nessuno è legittimato a far prevalere le proprie idee su quelle altrui, perché la verità assoluta è inconoscibile nella sua totalità da parte dei singoli individui. Tuttavia, il confronto dialogico permette di sintetizzare le intuizioni personali, promuovendo una “risposta” collettiva alla questione di partenza. Il facilitatore incoraggia al massimo grado la comunicazione verbale e l’atteggiamento empatico, intervenendo nei casi in cui si verifica una scarsa comprensione dei messaggi o per stemperare eventuali conflitti. Un aspetto chiave in questo tipo di approccio è legato al fatto che non c’è un’autorità esterna alla quale appellarsi di fronte a determinati interrogativi esistenziali. Esiste però la possibilità di accedere ad una verità ampia e complessa, frutto del confronto tra i dialoganti, dove ognuno/a è il revisore dei processi mentali dell’altro/a. Completano il capitolo un paio di report sulle attività degli ultimi anni, come “La ricerca della felicità” e “Il contrasto al bullismo e al cyberbullismo” nell’ITT “G. Dorso” di Avellino.
Arriviamo così all’ultima esperienza riportata nel testo. Philosophia ludens propone attività ludiche sviluppando il cooperative learning. La classe viene divisa in gruppi dove ognuno/a ha determinati ruoli, dopodiché si svolgono dei laboratori di pensiero. I giochi diventano gare o sfide tra i gruppi, con le dinamiche proprie della sana competizione tra squadre, in cui quest’ultima non è il fine, ma un mezzo per sollecitare in maniera ludica e rigorosa il dialogo con i problemi del presente, i pensatori del passato e le loro proposte, i loro scritti. Ogni gioco rappresenta una sorta di compito di realtà, perché i gruppi producono qualcosa di concreto, come un testo, una definizione, una drammatizzazione o un’elaborazione grafica. Negli anni sono stati elaborati circa 300 giochi, organizzati in 7 tipologie collegate alle competenze chiave indicate nelle Raccomandazioni del Parlamento europeo (22 maggio 2018). Un altro aspetto rilevante di questo progetto riguarda la necessità di conoscere bene i diversi Indirizzi, in modo da poter inserire la filosofia negli istituti all’interno di percorsi specifici. Come nei progetti precedenti, anche in questo caso vengono presentate alcune attività svolte in classe a partire da una proposta unica, cioè quella di Philosophia ludens, diversificata per indirizzi. Ciò che varia è la domanda di partenza, che muta a seconda delle scuole e dei contesti; ad esempio, nell’indirizzo turistico vengono privilegiati temi connessi al viaggio, in quello tecnico gli studenti si concentrano sul rapporto fra scienza e tecnica, mentre nell’indirizzo alberghiero è predominante una riflessione sull’alimentazione. I lavori finali vengono presentati sotto forma di calligramma, un componimento grafico che riproduce un’immagine, composta da una raccolta di parole e frasi.
In conclusione possiamo osservare che, nella prospettiva di Caputo, la proposta della filosofia negli Istituti tecnici e professionali dovrebbe declinarsi come un modo di affrontare i problemi, caratterizzato da metodi per sviluppare e criticare le idee e i loro rapporti con la realtà. La possibilità di scovare ed esplicitare le domande che da sempre assillano l’essere umano consente di non lasciarsi sovrastare dai problemi, rintracciando dei fili conduttori attraverso il ragionamento e il dialogo. Una riflessione sui temi della libertà, della responsabilità, del rapporto tra uomo e natura, tra tecnica e lavoro, tra lavoro e ambiente consente di connettere contenuti storico-filosofici con l’approccio problematizzante e dialogico, proprio dei laboratori di filosofia. Tramite un processo di tipo induttivo, gli studenti riconoscono le domande filosofiche nella loro quotidianità e si avviano alla riflessione con una postura che mette in scena motivazione allo studio e attitudine alla riflessione critica.
Seguendo questo approccio, la voce di una delle figure più prestigiose della cultura contemporanea, Edgar Morin, sembra riecheggiare. Morin, infatti, riflette sulla necessità di costruire laboratori di vita democratica a scuola: “La scuola dovrebbe essere il luogo di apprendimento del dibattito argomentato, delle regole necessarie alla discussione, della presa di coscienza delle necessità e delle procedure di comprensione dell’altrui pensiero, dell’ascolto e del rispetto delle voci minoritarie e devianti. Così, l’apprendimento della comprensione deve svolgere un ruolo fondamentale nell’apprendimento democratico” (E. Morin, I sette saperi necessari all’educazione del futuro, Cortina, Milano 2001, p. 119).
(28 agosto 2023)