In che misura la produzione di visioni del mondo contribuisce a stabilire valori di orientamento per le nostre scelte? Come riusciamo a comunicare se le nostre visioni delle cose sono così diverse a dispetto dei valori condivisi? Come comunichiamo e come ci incontriamo con persone la cui visione delle cose (ad esempio a causa di un delirio) è così lontana dalla “normalità”?
All’interno di questo orizzonte problematico, con la sua Psicopatologia generale (1913), ma in particolare con la Psicologia delle visioni del mondo (1919), Karl Jaspers rappresenta un utile riferimento concettuale. Infatti, la Psicologia delle visioni del mondo, che costituisce il lavoro di passaggio di Jaspers dalla psicologia alla filosofia, ed è quindi strutturalmente connotata in una prospettiva interdisciplinare, può offrirsi come un produttivo strumento di riferimento per costruire un approccio capace di tenere insieme la specificità delle diverse discipline che studiano l’uomo. Oltre alle nozioni note e caratteristiche della filosofia dell’esistenza jaspersiana di “situazioni-limite” o “lotta amorosa”, è soprattutto grazie ai concetti di “visione del mondo” (Weltanschauung) e di “guscio” o “involucro” (Gehäuse) che Jaspers ci offre strumenti di lettura preziosi per la comprensione del nostro tempo. L’attenta ricostruzione storico-concettuale e l’impianto teorico messo in campo da Jaspers ci consentono di rappresentare la molteplicità delle prospettive, senza però cadere in un atteggiamento relativistico. Di particolare interesse si mostra il concetto, poco indagato, di Gehäuse, che si presenta strutturalmente duplice. Da un lato il “guscio” può essere, infatti, inteso come irrigidimento di una visione del mondo, fino a divenire “gabbia”; dall’altro può invece rappresentare il proprio orizzonte di sicurezza, all’interno di un mondo di senso condiviso e valori comuni. Obiettivo del volume, a partire da un’analisi fenomenologica dei due lati, quello soggettivo e quello oggettivo, delle visioni del mondo, è di cercare di capire come l’analisi di queste strutture apparentemente antitetiche possa offrire nuove possibilità di dialogo tra prospettive metodologiche diverse. Si intende inoltre indagare quale sia il rapporto tra le varie forme di involucro, e se la distinzione tra tipi di involucri possa fungere da strumento euristico per comprendere la complessità dell’esistenza sia sul piano teorico e filosofico, sia sul piano pragmatico della cura psichiatrica.
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