Nel 1985 Jean Greisch pubblicava un testo che, all’epoca, esprimeva l’orientamento di alcune delle ricerche che si stavano svolgendo in Europa. Il volume s’intitolava L’âge herméneutique de la raison (Cerf 1985) e l’intento dell’autore era interrogare le ragioni per cui l’ermeneutica, nata come disciplina esegetica ed extra-filosofica, fosse arrivata a dotarsi di un fondamento filosofico che le permettesse di porsi come corrente per l’appunto filosofica. L’ipotesi proposta era che un momento ermeneutico della ragione, o un paradigma ermeneutico, fosse un cantiere aperto destinato a restare tale per quel germe di decostruzione o distruzione che l’ermeneutica reca sempre in sé.
Assumendo la linea aperta da Dilthey Paul Ricœur in questo “cantiere aperto” non contrapponendo Naturwissenschaften e Geisteswissenschaften, insistendo sull’autonomia di spiegazione scientifica ed ermeneutica dei testi e formulando il celebre annuncio “expliquer plus pour comprendre mieux”. In tal modo egli ha proposto un’ermeneutica come “via lunga” che pratica il dialogo della filosofia con il linguaggio del simbolo e del mito, con la psicoanalisi, con la storia, con l’esegesi, con la semiotica e la filosofia del linguaggio, con l’etica e, infine con la politica che interroga ponendo in questione la giustizia. Nel farlo, Ricœur ha messo in campo strumenti dell’ermeneutica quali l’attestazione, l’analisi riflessiva e la riflessione, l’interpretazione dei simboli e delle metafore, della storia e dell’etica e ha compiuto un arco che si è svolto tra il sé dell’identità narrativa e l’uomo interpretato alla luce delle sue capacità.
Partendo dall’ipotesi che la scoperta di tali strumenti non sia limita-ta alla sola riflessione di Ricœur e che essa sia l’invito all’apertura di nuove direttrici di ricerca si potrebbe chiedere: che cosa ne è oggi del cantiere ermeneutico e della lettura della realtà che la “via lunga” ricœuriana ha proposto? E ancora: quali potrebbero le nuove tappe della “via lunga” inaugurata dal filosofo francese e dunque come potrebbe ancora oggi trasformarsi l’ermeneutica?
Da qui l’invito a riflettere su tali questioni:
1) partendo delle diverse aree dell’ermeneutica ricœuriana: ermeneutica dei simboli e dei miti, del testo, della psicoanalisi, del sé, della storia e dell’etica, della politica, della metafora, del racconto, esegesi del testo biblico;
2) tenendo conto non solo del lavoro di Ricœur, ma anche della capacità euristica di tale ermeneutica, ossia della sua possibilità di scoprire nuovi ambiti in cui spiegazione e comprensione possano oggi attuarsi;
3) avendo come obiettivo il rinnovamento possibile dell’ermeneutica e, dunque, la questione su cosa ne sia oggi dell’ermeneutica dopo il momento storico individuabile come l’âge herméneutique de la raison;
4) partendo dal paragone ricœuriano dell’ermeneutica con altre discipline e proseguendo questo gesto attraverso il confronto con altre correnti che il filosofo francese non ha esplorato (pragmatismo, filosofia della mente, etnologia, economia…).
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