lunedì , 30 Dicembre 2024
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[:it]Discipline Filosofiche, XXXVI, 1, 2026: L’avventura psicofisica. Da Wolff al comportamentismo, a cura di Chiara Russo Krauss e Giuseppe Guastamacchia[:en]Discipline Filosofiche, XXXVI, 1, 2026: The Psychophysical Adventure. From Wolff to Behaviorism, ed. by Chiara Russo Krauss and Giuseppe Guastamacchia[:]

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La psicofisica rappresenta una delle più ambiziose e controverse avventure del pensiero moderno. Alimentatasi nel solco problematico del dualismo cartesiano tra res cogitans e res extensa, l’idea di una scienza esatta dell’anima ha visto diversi e autorevoli tentativi di fondazione orientati alla formulazione di leggi in grado di spiegare la dinamica degli eventi psichici sulla base di una presupposta analogia con gli eventi esterni. Tali istanze trovarono una prima manifestazione rigorosa nelle ipotesi psicometriche esposte da Christian Wolff nella Psychologia empirica (1732) e nella Philosophia practica universalis (1738-39) e attraversarono poi tutto l’Illuminismo e l’Ottocento filosofico tedesco, intrecciandosi rapidamente con i progressi nel campo della fisica, dell’ottica e della fisiologia dei sensi. Il periodo di fioritura illuminista della “psicologia fisica” trovò però un primo importante ostacolo nel diniego kantiano della possibilità di una matematizzazione dell’anima contenuto nei Metaphysische Anfangsgründe der Naturwissenschaft (1786). L’opposizione di Kant nei confronti della psicometria fu però tutt’altro che univoco: da una parte, infatti, egli assegnava la psicologia empirica all’ambito dell’antropologia, senza dunque privarla del tutto di una legittimità epistemica; dall’altra apriva un sentiero per i successivi sviluppi della psicofisica formulando, già a partire dalla Critica della ragion pura (1781), la nozione assai rilevante di «grandezza intensiva».
L’interdizione kantiana non fece che rallentare momentaneamente la nascita di teorie associate all’idea psicofisica, che nel corso dell’Ottocento filosofico tedesco troveranno manifestazione sistematica. La scienza romantica – con autori come Johann Wilhelm Ritter (1776-1810), Carl Friedrich Kielmeyer (1765-1844), Lorenz Oken (1779-1851), Karl Friedrich Burdach (1776-1847) – si farà carico di riattivare il legame tra filosofia e fisiologia, tentando di conciliare le istanze introdotte dal kantismo con le nuove direzioni nello studio del vivente. Poco più tardi, lo storico discorso di Herbart del 1822 Über die Möglichkeit und Nothwendigkeit, Mathematik auf Psychologie anzuwenden alla Königslichen Deutschen Gesellschaft avrebbe invece posto le basi per una fondazione della psicologia in termini matematici, dando così un impulso decisivo alla nascita di una vera e propria tradizione psicologica herbartiana con Wilhelm Fridolin Volkmann (1801-1877) e Theodor Waitz (1821-1864), oltre a figure come quelle di Ludwig Strümpell (1812-1899) e Moritz Wilhelm Drobisch (1802-1896). Il tentativo di Herbart in direzione di una matematizzazione degli eventi di coscienza, la sua critica alla Vermögenspsychologie kantiana e la formulazione del concetto di «soglia della coscienza» godranno di una considerevole fortuna nel dibattito filosofico e psicologico del secondo Ottocento tedesco, costituendo un riferimento indispensabile per le generazioni di fisiologi che cercheranno di stabilire punti di contatto tra il principio psichico e l’apparato percettivo. A questo riguardo, si possono indicare due tradizioni: la prima che parte dal laboratorio di Johannes von Müller (1752-1809) e ha come massimi rappresentanti Hermann von Helmholtz (1821-1894), Emil Du Bois-Reymond (1818-1896) e Rudolf Virchow (1821-1902); la seconda che invece ha come centro l’Università di Lipsia, attorno alla quale gravitarono Ernst Heinrich Weber (1795-1878), Carl Ludwig (1816-1895), Gustav Fechner (1801-1887) e Wilhelm Wundt (1832-1920).
Se per Helmholtz era la fisiologia dei sensi a offrire, già a partire dal 1855, il punto esatto nel quale filosofia e scienze naturali «più si avvicinano», definendo i contorni di quella «regione di confine» sul cui terreno si dividono più in generale le due branche del sapere riconosciute sotto i nomi di Natur- e Geisteswissenschaften, con Fechner e Wundt la vicenda della psicofisica tedesca toccherà il suo apice. Mentre negli Elemente der Psychophysik (1860) Fechner designò la psicofisica come dottrina esatta dei rapporti tra l’anima e il corpo, dopo aver suffragato su basi sperimentali gli studi matematici di Weber sui rapporti tra stimolo e percezione, Wundt affrontò invece – quasi in contemporanea – i problemi concernenti la misurazione della «grandezza» delle sensazioni, designando questo suo impegno nelle Vorlesungen über Menschen- und Thierseele (1863) come il «primo passo dell’audace impresa di applicare in generale una misura esatta alle grandezze di ciò che è spirito». Da allora in poi, secondo Wundt, la psicologia sarebbe dovuta restare sempre debitrice a Fechner per il suo «primo esame esauriente delle sensazioni sensoriali dal punto di vista fisico, con il quale è stato posto il fondamento di una esatta teoria della sensazione». Si tratta della fondazione scientifica di una psicologia su base sperimentale.
I nomi di Fechner e Wundt segnano il punto più alto delle riflessioni che hanno contraddistinto nell’Ottocento filosofico e psicologico tedesco la possibilità di ricondurre l’interiorità continua e indivisibile della psiche alla misurazione quantitativa delle partes extra partes. L’eredità delle loro intuizioni scientifiche fu raccolta già a partire dalla seconda metà dell’Ottocento in altri contesti filosofici europei: in ambito francese da Alfred Binet (1857-1911) e Théodore Simon (1873-1961), in Italia da Francesco De Sarlo (1864-1937) e poi Antonio Aliotta (1881-1964) e in ambito anglosassone da Edward Titchener (1867-1927) e dalle teorie comportamentiste. Il comportamentismo, in particolare, operò un fondamentale superamento dello strutturalismo wundtiano abbandonando l’inquadramento problematico del dualismo cartesiano e introducendo un nuovo concetto delle “manifestazioni osservabili” dell’anima. In questo contesto si assiste a rinnovati tentativi di matematizzazione e formalizzazione della psicologia, come ad esempio negli studi di Clark Leonard Hull, Mathematico-Deductive Theory of Rote Learning (1940) e Principles of Behavior (1943). Ma si tratta solo di una tra le numerose diramazioni novecentesche della psicofisica. La storia più recente di questa vicenda è tutt’altro che conclusa e resta ancora da scrivere.
Per il prossimo numero monografico di Discipline Filosofiche s’invita alla preparazione di contributi su questo tema, incoraggiando la trattazione dei seguenti argomenti:
1) i presupposti filosofici moderni dell’idea psicofisica;
2) la psicometria wolffiana e il dibattito settecentesco;
3) la psicologia empirica in Kant e nel kantismo;
4) il dibattito psicologico nell’ottocento tedesco da Herbart a Wundt;
5) filosofia e psicologia di Gustav Theodor Fechner;
6) la psicofisica in Francia, Stati Uniti, Inghilterra, Italia;
7) fortuna e vicende della psicofisica nel Novecento;
8) filosofia della psicologia sperimentale.

Istruzioni per gli autori: I manoscritti non devono superare le 9.000 parole, inclusi l’abstract, la bibliografia e le note. Sono ammessi testi in lingua italiana, inglese, francese, tedesca e spagnola. I manoscritti devono essere inviati in formato doc o docx insieme a una versione in pdf come allegato di posta elettronica a Chiara Russo Krauss (chiara.russokrauss@unina.it) e a Giuseppe Guastamacchia (giuseppe.guastamacchia@unito.it). I contributi verranno inviati a due revisori indipendenti secondo la procedura del referaggio doppiamente cieco. I revisori possono richiedere all’Autore di modificare o migliorare i loro contributi per la pubblicazione. Si prega quindi di allegare sia una versione del contributo anonima intitolata “Manoscritto” sia una “Pagina Copertina” separata in cui siano indicati il nome completo degli Autori, il titolo accademico, l’Università (o l’Istituto) di appartenenza e i recapiti. Il Manoscritto deve contenere un abstract in inglese che non superi le 150 parole e 5 parole-chiave (keywords). Ogni proprietà del file che potrebbe identificare l’Autore deve essere rimossa per assicurare l’anonimato durante la procedura di referaggio. Di ogni testo verrà accusata ricevuta. Nella preparazione potrà essere adottato qualunque stile chiaro e coerente, ma in caso di pubblicazione l’autore dovrà inviare una versione finale che rispetti le norme redazionali della rivista (si vedano le norme redazionali alla pagina https://www.disciplinefilosofiche.it/norme-redazionali/). Inviando un manoscritto, l’autore sottintende che il testo non è stato pubblicato in precedenza in nessun’altra sede e che non è oggetto di considerazione da parte di alcun’altra rivista. In caso di pubblicazione, l’autore è tenuto a rinunciare ai diritti a favore dell’Università degli Studi di Bologna. Potrà richiedere alla Direzione della Rivista il diritto di ripubblicare l’articolo.

Scadenza per l’invio del manoscritto: 16 gennaio 2026
Notifica della decisione: 27 febbraio 2026
Scadenza per l’invio della versione finale: 14 aprile 2026[:en]

Psychophysics represents one of the most ambitious and controversial ventures of modern thought. Emerging from the problematic legacy of Cartesian dualism between res cogitans and res extensa, the idea of an exact science of the soul has been the subject of various and authoritative attempts at a foundation, oriented towards formulating laws capable of explaining the dynamics of psychic events based on a presumed analogy with external events. These efforts found an initial rigorous manifestation in the psychometric hypotheses presented by Christian Wolff in his Psychologia empirica (1732) and Philosophia practica universalis (1738-39), and spanned the whole Enlightenment and nineteenth-century German philosophy, rapidly intertwining with advancements in the fields of physics, optics, and sensory physiology. However, the Enlightenment flourishing of “physical psychology” encountered an important obstacle with Kant’s denial of the possibility of a mathematical treatment of the soul, as contained in his Metaphysische Anfangsgründe der Naturwissenschaft (1786). Kant’s opposition to psychometry was far from unequivocal: on one hand, he assigned empirical psychology to the realm of anthropology, thus not entirely stripping it of epistemic legitimacy; on the other hand, he paved the way for subsequent developments in psychophysics by formulating, already in his Critique of Pure Reason (1781), the highly relevant notion of “intensive magnitude”.
Kant’s interdiction only momentarily delayed the emergence of theories associated with the psychophysical idea, which would emerge systematically during the nineteenth-century German philosophical period. Romantic science – with authors such as Johann Wilhelm Ritter (1776-1810), Carl Friedrich Kielmeyer (1765-1844), Lorenz Oken (1779-1851), and Karl Friedrich Burdach (1776-1847) – would undertake the task of reactivating the link between philosophy and physiology, attempting to reconcile the demands introduced by Kantianism with new directions in the study of the living. Shortly thereafter, Herbart’s seminal 1822 lecture to the Königslichen Deutschen Gesellschaft, Über die Möglichkeit und Nothwendigkeit, Mathematik auf Psychologie anzuwenden, would lay the basis for a mathematical foundation of psychology, thus giving a decisive impulse to the emergence of a true Herbartian psychological tradition represented by Wilhelm Fridolin Volkmann (1801-1877) and Theodor Waitz (1821-1864), alongside figures such as Ludwig Strümpell (1812-1899) and Moritz Wilhelm Drobisch (1802-1896). Herbart’s attempt to mathematically quantify conscious events, his critique of Kantian Vermögenspsychologie, and his formulation of the concept of a “threshold of consciousness” enjoyed considerable success in the philosophical and psychological debates of late nineteenth-century Germany, becoming an indispensable reference for generations of physiologists seeking to establish points of contact between the psychic principle and the perceptual apparatus. In this regard, two traditions can be identified: the first, originating from the laboratory of Johannes von Müller (1752-1809), with prominent representatives such as Hermann von Helmholtz (1821-1894), Emil Du Bois-Reymond (1818-1896), and Rudolf Virchow (1821-1902); the second centered around the University of Leipzig, with figures such as Ernst Heinrich Weber (1795-1878), Carl Ludwig (1816-1895), Gustav Fechner (1801-1887), and Wilhelm Wundt (1832-1920).
For Helmholtz, it was the physiology of the senses that, as early as in 1855, provided the exact point where philosophy and natural sciences “draw closer”, defining the contours of that “boundary region” where the two branches of knowledge recognized under the names of Natur- and Geisteswissenschaften more generally diverge. With Fechner and Wundt, the trajectory of German psychophysics reached its peak. While Fechner, in his Elemente der Psychophysik (1860), designated psychophysics as the exact doctrine of the relationships between the soul and the body, having substantiated Weber’s mathematical studies on the connection between stimulus and perception with experimental evidence, Wundt addressed – almost concurrently – the issues concerning the measurement of the “magnitude” of sensations, characterizing this effort in his Vorlesungen über Menschen- und Thierseele (1863) as the “first step in the bold enterprise of applying an exact measure to the magnitudes of what is spirit”. From then on, according to Wundt, psychology was to remain indebted to Fechner for his “first exhaustive examination of sensory sensations from a physical perspective, which laid the foundation for an exact theory of sensation”. This marked the scientific foundation of an experimental-based psychology.
Fechner and Wundt represent the apex of nineteenth-century German philosophical and psychological reflection on the possibility of reconciling the continuous and indivisible interiority of the psyche with the quantitative measurement of partes extra partes. The legacy of their scientific insights was carried forward already in the second half of the nineteenth century in other European philosophical contexts: in France by Alfred Binet (1857-1911) and Théodore Simon (1873-1961), in Italy by Francesco De Sarlo (1864-1937) and later by Antonio Aliotta (1881-1964), and in the Anglo-Saxon world by Edward Titchener (1867-1927) and the behaviorist theories. Behaviorism, in particular, marked a fundamental departure from Wundtian structuralism by abandoning the problematic framework of Cartesian dualism and introducing the concept of the “observable manifestations” of the soul. In this context, renewed attempts at the mathematization and formalization of psychology have been made, such as in the studies of Clark Leonard Hull, Mathematico-Deductive Theory of Rote Learning (1940) and Principles of Behavior (1943). However, this is only one among many twentieth-century developments of psychophysics. The more recent history of this field is far from concluded and remains to be written.
For the upcoming special issue of Discipline Filosofiche, contributions on this topic are invited, encouraging the treatment of the following subjects:
1) the modern philosophical presuppositions of the psychophysical idea;
2) Wolffian psychometry and the eighteenth-century debate;
3) empirical psychology in Kant and Kantianism;
4) the psychological debate in nineteenth-century Germany from Herbart to Wundt;
5) the philosophy and psychology of Gustav Theodor Fechner;
6) psychophysics in France, the United States, England, and Italy;
7) the fortune and developments of psychophysics in the twentieth century;
8) philosophy of experimental psychology.

Guidelines for the authors: Submissions should not exceed 9,000 words including abstract, refer-ences and footnotes. Manuscripts may be submitted in Italian, English, French, German, or Spanish. They must be sent as an email attachment in .doc or .docx format, along with a .pdf version, to Chiara Russo Krauss (chiara.russokrauss@unina.it) and to Giuseppe Guastamacchia (giuseppe.guastamacchia@unito.it). Submitted manuscripts will be sent to two independent reviewers, following a double-blind peer review process. The reviewers may ask authors to make changes or improvements to their contributions in view of publication. Authors are kindly requested to attach both an anonymous version of their contribution entitled “Manuscript” and a separate “Cover Page” stating their name, academic affiliation and contact details. Manuscripts must include an English abstract of less than 150 words and 5 keywords. Any property of the file that might identify the author must be removed to ensure anonymity during the review process. A notification of receipt will be issued for each submission. In drafting their text, authors can adopt any clear and coherent style, but should the text be accepted for publication, they will be required to send a final version in keeping with the style guidelines of the journal (please refer to the style guidelines at https://www.disciplinefilosofiche.it/en/norme-redazionali/). Submission of a manuscript is understood to imply that the paper has not been published before and that it is not being considered for publication by any other journal. Should the manuscript be accepted for publication, the author will be required to transfer copyrights to the University of Bologna. Requests to republish the article may be made to the Editorial Board of the Journal.

Deadline for the submission of manuscripts: January 16, 2026
Notification of acceptance, conditional acceptance, or rejection: February 27, 2026
Deadline for the submission of the final draft: April 14, 2026

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