giovedì , 2 Gennaio 2025
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[:it]Discipline Filosofiche XXX, 2, 2020: Il rinnovamento dell’ermeneutica. Con e oltre Paul Ricœur, a cura di Johann Michel e Carla Canullo[:en]Discipline Filosofiche XXX, 2, 2020: The Renewal of Hermeneutics: with Paul Ricœur and Beyond, edited by Johann Michel and Carla Canullo[:]

[:it]XXX, 2, 2020: Il rinnovamento dell’ermeneutica. Con e oltre Paul Ricœur. A cura di Johann Michel e Carla Canullo

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copertina-2016-1-fronteIl titolo di un libro che Jean Greisch ha pubblicato nel 1985, L’âge herméneutique de la raison, definisce adeguatamente il contesto culturale in cui l’opera di Paul Ricœur si è sviluppata. In un’epoca in cui l’ermeneutica assumeva per lo più i tratti ontologici che gli erano stati assegnati da Heidegger, egli ha tracciato un percorso ermeneutico che definiva «via lunga» perché, dopo esser partito dall’ermeneutica dei simboli, ha attraversato il dialogo con le scienze umane, con la storia, con la letteratura. Le numerose tematiche che il filosofo francese ha affrontato nel corso della sua traiettoria intellettuale (epistemologia, ontologia, politica, etica, memoria, giustizia…) e che costituiscono i diversi jalons della via lunga da lui inaugurata, ci autorizzano oggi a intendere la sua opera come un “cantiere aperto”, tratto che attesta la fecondità dell’opera ricœuriana. I saggi pubblicati in questo volume di «Discipline filosofiche», ponendo al centro la questione del «rinnovamento dell’ermeneutica con e oltre Paul Ricœur», intendono collocarsi in questo cantiere. Essi lo fanno sia tornando su questioni che Ricœur ha posto sia esplorando campi che tradizionalmente non appartengono all’ambito dell’ermeneutica e che Ricœur non ha o non ha potuto affrontare perché non appartenevano al suo tempo. Si tratta tuttavia di campi che certamente non avrebbe considerato estranei all’Uomo, verso i quali avrebbe orientato la sua «via lunga» e che la sua ermeneutica permette oggi di interpretare e comprendere proseguendo così il rinnovamento dell’ermeneutica che ha messo in atto.
Tale rinnovamento non si presenta soltanto come il rifiuto ricœuriano del “rovesciamento ontologico” operato da Heidegger e dai suoi discepoli che hanno fatto del comprendere più un modo d’essere e meno la via per la conoscenza che seguono anche le scienze – in special modo quelle dette “umane”. Un rifiuto che si motivava per il fatto che la via troppo corta dell’ermeneutica ontologica non avrebbe permesso di dare adeguatamente conto delle questioni epistemologiche e metodologiche che le scienze pongono. Accogliendo e non rifiutando tali questioni, Ricœur ha rinnovato l’ermeneutica facendone un’ermeneutica dei simboli, dei testi, dell’azione, di sé, dell’uomo e delle sue “capacità”. Questioni che oggi possono essere proseguite aprendo altri cantieri di ricerca e dunque interrogando il “chi” dell’interprete o la ripresa dell’ermeneutica come via critica, come via dell’innovazione semantica, come via che intercetta e mette a tema il motivo del “sospetto” e il tragico, o anche come via che indaga la vulnerabilità dell’altro, i diritti umani e le relazioni interumane. Sono questi i campi in cui l’ermeneutica si è rinnovata con Ricœur e che questo filosofo aveva accolto, mosso dalla sollecitudine per il dialogo incessante con il proprio tempo.
Oggi la realtà sollecita riflessioni diverse da quelle affrontate da Ricœur e mette di fronte all’emergere di campi “altri” da quelli conosciuti dal filosofo francese. È il caso della Digital Turn che distingue questo tempo e che ha da essere anch’essa compresa in riferimento al ruolo e valore che possiede nel nostro contesto culturale. Un ruolo e valore che danno da pensare il “chi” e l’identità come Identità Online che si riconfigura come “profilo” nei social media. Né va ignorato il ruolo che stanno assumendo oggi le questioni riguardanti il modo in cui l’ambiente è abitato e trasformato. Anche queste nuove emergenze della realtà rinnovano l’ermeneutica facendone una via che re-interpreta lo spazio abitato e l’architettura che lo costruisce, fino a estendere quello che Ricœur chiamava «arco del testo»: dal testo stesso all’azione e da questa al paesaggio inteso come quel testo che la geografia interpreta e che apre a un’ermeneutica dell’ambiente che sia all’altezza delle sfide che esso sta lanciando.
Sebbene dunque le sfide di Ricœur non fossero quelle che stiamo oggi affrontando, il cantiere aperto che la «via lunga» ha rappresentato e rappresenta si mostra capace di interpretare anche il nostro tempo rinnovando l’ermeneutica oltre quella che il filosofo francese ha praticato. Rinnovandola per spiegare di più la realtà, per interpretarne le pieghe al fine di comprenderla meglio.

Indice
(cliccando sul titolo si può leggere l’abstract)

Johann Michel, Carla Canullo, Avant-propos. Le renouvellement de l’herméneutique ou la continuation de la «voie longue»
Paul Ricœur, Concetto e simbolo (a cura di Carla Canullo)
Johann Michel, Qui interprète?
Vinicio Busacchi, La via dell’ermeneutica critica
Jean-François Houle, L’Innovation sémantique comme pré-interprétation ou la fonction herméneutique de l’imagination chez Paul Ricœur
Annalisa Caputo, Il Nietzsche di Ricœur e l’eredità ermeneutica del “sospetto”
Marco Casucci, Tra filosofia e non-filosofia: i ‘luoghi’ del tragico nell’ermeneutica ricœuriana
Sebastiano Galanti Grollo, Per un’ermeneutica dell’alterità: Ricœur e la vulnerabilità dell’altro
Alessandro Colleoni, Droits de l’homme et expérience de la vulnérabilité: une «humanité» à soigner?
Renato Boccali, Essere-in-relazione. Ermeneutica dell’agire e poetica del voler vivere insieme in Paul Ricœur
Luca Possati, The Rise of the Code and the Hermeneutics of Technology. A Ricoeurian Perspective on Software
Alberto Romele, Digital Hermeneutics as Hermeneutics of the Self
Chiara Pavan, Come ci raccontiamo oggi? Rappresentazione e vita nella nostra identità online
Francesca D’Alessandris, Progettare l’altrove. Considerazioni sul ruolo dell’ermeneutica per un’architettura utopica
Paolo Furia, Landscape as a Text: Ricoeur and the Human Geography
Maria Cristina Clorinda Vendra, Interpreting the Natural Environment. Paul Ricoeur’s Directions for an Eco-Hermeneutic Phenomenology[:en]XXX, 2, 2020: The Renewal of Hermeneutics: with Paul Ricœur and Beyond. Edited by Johann Michel and Carla Canullo

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copertina-2016-1-fronteThe title of a book that Jean Greisch published in 1985, L’âge herméneutique de la raison, aptly defines the cultural milieu in which Ricoeur’s work developed. At a time when hermeneutics mostly displayed the ontological traits given to it by Heidegger, Ricoeur traced a hermeneutical path that he would describe as the “long way”, since, having started from the hermeneutics of symbols, he had then engaged in a dialogue with the human sciences, history and literature. The many themes tackled by the French philosopher along his intellectual trajectory (epistemology, ontology, politics, ethics, memory, justice…), which constitute the different jalons of the long way he opened up, allow us to understand his contribution to philosophy as a “work in progress”, to use a term that emphasises its fertility. The articles of this issue of “Discipline filosofiche”, giving centre stage to “the renewal of hermeneutics with Paul Ricoeur and beyond”, are intended as part of this work in progress. They take up again some issues discussed by Ricoeur, but they also explore territories that are not usually associated with hermeneutics and that Ricoeur himself did not or could not explore, as they did not belong to his time. Those territories he certainly would not have considered as unrelated to Humanity. He would certainly have reoriented his “long way” in their direction, and hermeneutics now allows us to understand and interpret them by carrying forward the renewal he began.
Ricoeur’s renewal of hermeneutics does not consist only in his rejection of the “ontological turn” promoted by Heidegger and his disciples, who viewed understanding more as a way of being than as a path to knowledge – a path followed also by the sciences, especially the so-called “human sciences”. Ricoeur’s rejection was motivated by the thought that the way of ontological hermeneutics was definitely too short to do justice to the epistemological and methodological issues raised by the sciences. Being open to those issues, Ricoeur renewed hermeneutics by turning it into a hermeneutics of symbols, texts, action, a hermeneutics of the self, of the human being with its own “capabilities”. Today these issues can be further explored by opening new workshops – by questioning the “who” of the interpreter or the revival of hermeneutics as a critical way, a way of semantic innovation, a way that intercepts and focuses on the themes of “suspicion” and the tragic, or even as a way that investigates the vulnerability of the other, human rights and inter-human relationships. In all these fields hermeneutics was renewed with Ricoeur, whose concern for a constant dialogue with his time made him attentive to their issues.
Our present reality prompts reflections that were not available to Ricoeur, as whole fields unknown to the French philosopher have emerged. Such is the case of the Digital Turn that characterizes our times, which must be understood in terms of its role and value in our own cultural context – a role and value that prompt us to conceive of the “who” and Identity as an Online Identity that appears as a “profile” in the social media. On the other hand, it is no longer possible to ignore the issues raised by the way our environment is currently inhabited and transformed. These new emergencies of reality also contribute to renewing hermeneutics, shaping it into a way that re-interprets the inhabited space and the architecture that constructs it, even to the point of stretching what Ricoeur used to call the “arc of the text”: from the text itself to action, and from action to the landscape, intended as that text that is interpreted by geography and that opens up the space for a hermeneutics of the environment that lives up to its challenges.
Although the challenges Ricoeur faced are not those we are facing today, the “work in progress” of the “long way” proves capable of interpreting our own time, bringing hermeneutics beyond the stage associated with the French philosopher. It proves capable of renewing hermeneutics by enabling it to explain reality more fully, interpreting its hidden folds so as to gain a deeper understanding of it.

Contents
(click on the titles to view the abstracts)

Johann Michel, Carla Canullo, Avant-propos. Le renouvellement de l’herméneutique ou la continuation de la «voie longue»
Paul Ricœur, Concetto e simbolo (a cura di Carla Canullo)
Johann Michel, Qui interprète?
Vinicio Busacchi, La via dell’ermeneutica critica
Jean-François Houle, L’Innovation sémantique comme pré-interprétation ou la fonction herméneutique de l’imagination chez Paul Ricœur
Annalisa Caputo, Il Nietzsche di Ricœur e l’eredità ermeneutica del “sospetto”
Marco Casucci, Tra filosofia e non-filosofia: i “luoghi” del tragico nell’ermeneutica ricœuriana
Sebastiano Galanti Grollo, Per un’ermeneutica dell’alterità: Ricœur e la vulnerabilità dell’altro
Alessandro Colleoni, Droits de l’homme et expérience de la vulnérabilité: Une «humanité» à soigner?
Renato Boccali, Essere-in-relazione. Ermeneutica dell’agire e poetica del voler vivere insieme in Paul Ricœur
Luca Possati, The Rise of the Code and the Hermeneutics of Technology: A Ricoeurian Perspective on Software
Alberto Romele, Digital Hermeneutics as Hermeneutics of the Self
Chiara Pavan, Come ci raccontiamo oggi? Rappresentazione e vita nella nostra identità online
Francesca D’Alessandris, Progettare l’altrove. Considerazioni sul ruolo dell’ermeneutica per un’architettura utopica
Paolo Furia, Landscape as a Text: Ricoeur and the Human Geography
Maria Cristina Clorinda Vendra, Interpreting the Natural Environment. Paul Ricoeur’s Directions for an Eco-Hermeneutic Phenomenology[:]

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